Ho iniziato a pensare a questo progetto più di due anni fa, in occasione del mio quarantesimo compleanno ma per tanti imprevisti e per cause diverse o, semplicemente perché non erano giunte le condizioni che maturasse, l’ho rimandato fino all’inizio di questo 2011. Nel frattempo, non ho interrotto il mio rapporto con l’arte, anzi l’ ho approfondito grazie alla possibilità di fondare e dirigere dal 2006 il “Progetto Giovani&Arte Giovanni Paolo II”. Avevo in mente un disco che fosse una forte espressione, ricco di tante partecipazioni e che coinvolgesse non solo chi ha collaborato con me nei due precedenti lavori, bensì ancora più artisti.
La musica è un’arte che mi ha sempre dato occasione di interagire. Ciò ha contribuito a farmela considerare una passione senza della quale mi riesce impensabile la realtà.
Ho scritto e suonato tanto, nei momenti più nascosti, ho cercato le sonorità più gradevoli che fuoriuscivano dalle vibrazioni prodotte dalle corde della chitarra e ho selezionato dissimili idee, ho riempito i nastri del walkman e la memoria del registratore.
Finalmente, a fine del 2010, in “Casa colma”, un bel casolare nelle campagne di Monopoli, dopo circa cinque anni di pausa, ho iniziato le prove con la band. Nota dopo nota, l’entusiasmo si è trasformato in pura adrenalina. È iniziata un’altra tappa del mio percorso artistico. L’ obiettivo di coinvolgimento si è concretizzato grazie alla disponibilità preziosa di tanti artisti ed amici: “viva la collaborazione!”. Quindi rimettere piede in studio, a dieci anni da “E gioia sarà” ed a sei anni da “Adesso guarda il sole”, per generare nuova musica, è stata una forte emozione.
Poi, il coinvolgimento di Sergio Rubini per l’interpretazione di alcuni versi tratti dai miei scritti. Tra noi c’è una amicizia duratura che assume dei legami sempre più stretti. Lo conosco da quando ero piccolino e ho guardato sempre con ammirazione il suo percorso artistico e la capacità di raccontare attraverso la macchina da presa la realtà del sud Italia, della Puglia, della provincia di Bari, nella quale siamo cresciuti. Lui è un artista generoso, che fa del suo talento uno strumento di comunione, ma ero inibito quando gli ho proposto questa collaborazione. Mi ha risposto di sì, mettendosi in gioco con apparente disinvoltura. La sua disponibilità, come quella degli altri artisti coinvolti, è stata la prova che l’arte autentica è un punto di incontro che va oltre il successo e il guadagno, che si mescola bene con ogni priorità.
Scegliere il titolo di questo album non è stato semplice: “come esprimere la sintesi del percorso umano e spirituale fino a questo punto della mia vita?” Lo spunto è arrivato dal titolo di un brano scritto la scorsa estate, nel quale si parla del rapporto tra due fratelli di diversa età: “L’ingenuo viaggiare”.
Viaggiare è una delle esperienze più affascinanti, è un concetto che rende sempre recepibile il movimento anche quando si è nella staticità fisica, sia con l’immaginazione che con la fantasia, con i sogni e con i progetti, con le idee o con la stessa preghiera. Viaggiare spinti dalla voglia di conoscere, di esplorare, di fuggire dalla sofferenza, per curare o curarsi, per cercare alternative o per incontrare. Viaggiare come pellegrini per fede, ma anche per tradizione, per nomadismo o perché cacciati, rifiutati e defraudati del diritto di una vita dignitosa. Viaggiare è lasciarsi coinvolgere da nuove culture e diverse tradizioni, dai colori, dai suoni, dai sapori, dagli odori, dalle sfumature della natura che non è mai tediosa, né ripetitiva, né prevedibile. In ogni viaggio c’è sempre la speranza di trovare qualcosa di nuovo che giovi all’ esistenza ed è interessante andare sempre avanti.
La vita è un viaggio a volte piacevole, oppure imprevedibile e duro da affrontare, come un’alternanza di salite e discese.
L’Ingenuità è una delle mie partner di viaggio. Mi aiuta a custodire il senso di autenticità, la persona che sono. Paradossalmente, anche attraverso momenti di fragilità e di incertezza, tutto trova il posto giusto dentro di me. Nulla è così drasticamente influente se non la gradevole presenza di Dio e dei fratelli.
Raccontare, condividere, è la conseguenza più spontanea e feconda di un viaggio, è il significato più rimarchevole dell’esperienza, un’eredità.
Come un “diario di viaggio”, questo disco raccoglie, in musica, parole, immagini e colori, stralci e caratteristiche delle esperienze più significative che ho vissuto, la mia visione della realtà, l’incontro con Dio, con il mondo, con la santità di uomini e donne esemplari.
A voi che ascolterete auguro BUON VIAGGIO!