L’ALBERO DELLA MUSICA

Un giorno, qualche tempo fa, l’esperienza mi pose dinanzi un dubbio che non sapevo come affrontare: se avessi dovuto continuare a coltivare la mia passione più grande, la musica. Mi sentivo angosciato, perché non sarebbe stata una rinuncia da poco, significava annullare una parte di me stesso e della mia natura. La preghiera, la lettura, non furono così determinanti da aiutarmi a prendere una decisione e non riuscii a confidare a nessuno questo mio tormento per paura di non essere compreso.
Poi una notte tutto cambiò in un sogno: “all’alba di un dì di primavera decisi di mettermi in cammino. Dopo aver percorso alcuni chilometri, dalla collina in discesa verso il mare, assetato, mi fermai a riposare, poggiandomi su un muretto a secco. Il sole, levandosi nel cielo, mi scaldava, mentre un venticello mi accarezzava leggero e trasformava il mio abito in una scura bandiera.

Guardandomi intorno senza saper precisamente dove fossi, eccoli là, tutti intorno a me come dei vecchi giganti, gli imponenti ulivi del sud. Sì proprio loro, quelli dal tronco ampio e contorto, con forme varie ed incantevoli. Alberi che hanno visto passare tante generazioni di contadini, ed anche cacciatori, briganti, cavalieri, santi e accattoni ed ogni genere di persona.
Esseri fruttuosi dai quali, per secoli, si è tratto buon olio per il condimento, potati in primavera prima della domenica delle Palme, per essere segno di Pace. I simboli più maestosi e significativi della terra di Puglia, tutti numerati e nominati, come pezzi di un grande tesoro.

Mentre sorseggiavo alla mia borraccia da trekking, ho iniziato a sentire un’affascinante armonia, suonata in acustico da strumenti a corde, ma non capivo bene e, così incuriosito, mi sono spostato dal sentiero e ho iniziato ad addentrarmi nei campi, camminando sul terreno rosso e soffice. La musica si faceva sempre più vicina, ma non riuscivo ancora ad intravedere nessuno che suonasse. Non conoscevo ciò che ascoltavo, ma ne ero sempre più coinvolto. Una piacevole ballata che sembrava richiamare la mia musica preferita, arpeggi alla maniera dei Kings of Convenience, accompagnamenti ritmici come quelli di Paul Weller e note scandite come da Mark Knopfler, Pat Metheny e Pino Daniele a turno. Le mie orecchie godevano e la meraviglia mi rendeva più curioso.

Ad un tratto, infastidito dalla ricerca senza esito, proprio nel momento in cui, amareggiato, stavo per arrendermi e riprendere il mio percorso, l’ho visto davanti a me! Era l’ulivo più grande, con rami folti e lunghi, dai quali pendevano delle chitarre, le cui corde vibravano generando quei suoni preziosi. Ho capito che quell’albero voleva mostrarmi le sue doti musicali, suonando un concerto tutto per me. Ho posato il cappello ai suoi piedi, in segno di riverenza e di condivisione, mi sono seduto per terra ed ho continuato ad ascoltare. Poi il momento più inaspettato, quando un ramo si è chinato e l’ulivo mi ha passato una chitarra, bella e preziosa. Ho iniziato anch’io a suonare e tutta l’orchestra a corde vibrava con me, rendendomi protagonista e guida della musica. All’imbrunire ci siamo fermati, ho restituito la chitarra e, pian piano, stanco ma pieno di gioia ed entusiasmo, sono tornato in convento e sono andato a dormire più felice che mai. Di buon mattino mi sono svegliato e sulla mia scrivania c’era un biglietto con un messaggio scritto strano, che diceva: “non nascondere il tuo talento perché è un dono di Dio, troverai sempre qualcuno che vorrà condividerlo e utilizzarlo con te”, firmato l’Albero della musica.

fraGianni